La Comunicazione Non Verbale è “tutto ciò che non è parola”
e non è linguaggio verbale ma è comunque un interscambio dinamico, una
trasmissione di contenuti, una costruzione e condivisione di significati
(Bonaiuto, Maricchiolo, 2003). Molti autori , tra cui Argyle (1975), chiamano
questo tipo di comunicazione “linguaggio del corpo” (bodily communication)
proprio perché i movimenti del corpo, del viso, la spazialità di esso e tutti i
più piccoli cenni di moto sono dei grandissimi veicoli di messaggi
comunicativi.
La componente verbale e non verbale della comunicazione
umana sono nella maggior parte dei casi compresenti nell’episodio comunicativo,
supportando il messaggio oppure contraddicendolo, creando a volte ambiguità e
confusione nella decodifica. Il comportamento non verbale è, secondo Patterson
(1982) una risposta ai comportamenti non verbale dei propri interlocutori non
come semplice reazione ma come comportamento funzionale al perseguimento di
scopi sociali come la persuasione o l’influenza sociale. Diventa difficile
controllare le reazioni del comportamento non verbale seguendo i propri stati
affettivi mentre è più semplice quando sono dettate da regole sociali e
culturali in determinati contesti. Per esempio mostrare un sorriso al proprio
capo dopo avervi chiesto di lavorare oltre l’orario di lavoro quando in realtà
non avreste voluto accettare.
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