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domenica 12 gennaio 2014

SESSO E DISABILITA': L'ASSISTENZA SESSUALE ASSISTITA

Le manifestazioni sessuali degli disabili suscitano, ancora oggi, reazioni di paura e di disagio che possono essere attenuati da una maggiore informazione e consapevolezza dell’argomento.
E’ auspicabile parlare della possibilità per le persone diversamente abili di soddisfare un bisogno primario quale quello sessuale come la voglia di dare un bacio, di ricevere carezze, essere coccolati e di sentirsi uniti ad un'altra persona. Tali necessità appartengono ad ogni essere umano, disabile o normodotato. Per percorrere questa strada è necessario che tutti gli individui vicini alle persone con disabilità abbattano le barriere del pregiudizio e le paure per intraprendere un’azione sociale che miri a togliere il disabile dall’isolamento e a promuovere una socializzazione che favorisca dei rapporti affettivi e relazionali.
E' necessario indagare la possibile relazione di alcune variabili inerenti la sessualità e le persone che circondano il disabile, in particolare gli operatori socio-assistenziali e i genitori in relazione alle possibili conoscenze, atteggiamenti, reazioni, stati d’animo di fronte ai comportamenti erotico-sessuali degli utenti.
Ci si domanda dove e come si pone l’adulto, operatore o genitore, rispetto al comportamento sessuale problematico, quali rischi si percepiscono, quali sono i desideri delle persone coinvolte nella dimensione quotidiana della vita menomata che emergono rispetto ad una sessualità che può essere considerata “deviata”, se si cerca di correggere, difendere, negare, opprimere tali impulsi oppure si accettano e incoraggiano nella consapevolezza di una crescita verso l’indipendenza.
Il resto dell’Europa si presenta molto sensibile a questo tema, instaurando in alcuni paesi un servizio di assistenza sessuale ovvero prestazioni sessuali e/o di “tenerezza” per disabili dei due sessi, compresi gli omosessuali, da parte di assistenti formati appositamente che si recano nel domicilio dell’utente o negli Istituti. l’Europa già dagli anni ’80, soprattutto in Germania e Paesi Bassi, ha istituito dei “servizi di assistenza sessuale” gestiti da associazioni come la SAR (Associazione per le Relazioni Alternative) nei Paesi Bassi e la SENIS in Germania. Il servizio in alcuni paesi come l’Olanda viene rimborsato direttamente dall’Ente per la Sicurezza Sociale altrimenti è a carico dei singoli utenti. Il servizio consente l’espressione dei bisogni sessuali ma non solo. Cerca infatti di sviluppare un’esperienza affettiva e non una pura e fredda prestazione sessuale che potrebbe mortificare o sarebbe impossibile da raggiungere per alcune tipologie di utente. 
Gli operatori vengono formati appositamente e lavorano in modo volontario senza essere incatenati al mondo della prostituzione, offrono carezze, parole, atmosfere calorose e protette dove l’handicap non sia considerato come un limite all’appagamento dei bisogni sessuali e affettivi, inoltre i rapporti sono protetti dal rischio di contrarre malattie a trasmissione sessuale. Le modalità di selezione degli assistenti sessuali sono assolutamente rigorose e questa selezione prevede un difficile percorso.
Nel 2004 la FaBS (Fachstelle Behinderung und Sexualität) diede inizio alla prima formazione per assistenti sessuali, come percorso finale di un processo educativo molto complesso centrato sul rispetto dell'altro, sull'etica e sull'ascolto. Questo tipo di formazione è già attiva in Germania, Gran Bretagna, Olanda e Paesi Scandinavi. Questi progetti nascono dalla necessità di rispondere al semplice bisogno del portatore di handicap di avere un'intimità propria che migliori la possibilità di relazionarsi con il mondo esterno con una diminuzione della frustrazione e dell'aggressività conseguente alla gratificazione di una parte così importante dei bisogni primari.
Molti possono essere gli aspetti positivi e negativi. A fianco dei dubbi morali, etici, organizzativi e legislativi, c’è la mancanza di una vera integrazione del diversamente abile e del riconoscimento di tutti i suoi diritti, c’è la mancanza di vivere la sessualità in modo più appagante all’interno di una relazione d’amore con un eventuale progetto di vita. Un vero obiettivo da raggiungere sarebbe quello di acuire la sofferenza per il gap esistente tra sessualità e bisogni relazionali (Stettini P. 2005). 

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