Vi ricordate della mia ricerca sull'uso delle emoticon?
Avevo costruito un questionario da compilare online tramite un link per indagare la conosce e l'uso delle emoticon sopratutto come richiesta di ogni essere umana di manifestare le proprie emozioni attraverso il non verbale. L'indagine è stata condotta sui social network e tramite i miei contatti email. Soprattutto durante l’uso di chat-line dove domina il carattere scritto della conversazione, oltre l’assenza della comunicazione orale risulta assente anche la comunicazione non verbale. Per sopperire a tale bisogno gli utenti delle chat hanno sviluppato una serie di simboli ortografici che riproducono delle espressioni non verbali ovvero le emoticon.Come è andata a finire?Vi presento qui le mie conclusioni
I risultati dimostrano che alcune emoticon sono riconosciute dalla maggior parte dei partecipanti con una stessa emozione, altre invece non sono così chiare e c’è discordanza di significati.Le emoticon che vengono riconosciute con la stessa emozione dalla maggioranza dei partecipanti sono J e :-D associata alla gioia, L e :’( associata alla tristezza,tali immagini sono paragonate alle stesse espressioni facciali proposte da Ekman. Di fronte all’immagine, anche stilizzata su foto o su web, di un volto che sorride le persone recepiscono un’emozione di gioia. Invece di fronte all’immagine, anche se sotto forma di emoticon o punteggiatura che ricorda un viso, di un volto con la bocca verso il basso le persone riconoscono un’emozione di tristezza. Anche l’emoticon :-O trova i partecipanti d’accordo nell’associare un’emozione di sorpresa ricordando una bocca aperta.
Nell’era delle nuove tecnologie le persone non abbandonano la necessità di una comunicazione non verbale, il bisogno di associare ai contenuti delle parole scritte una componente più relazionale ed emotiva ha creato nuove immagini e simboli che hanno però l’esigenza di far riferimento a quelle componenti universali e primordiali della natura umana. “Il linguaggio del corpo non è stato toccato dal progresso. Esso sopravvive come una meravigliosa reliquia del passato nel mezzo delle nostre città moderne a garanzia che in una fredda età delle macchine noi rimaniamo umani e caldi”
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