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venerdì 27 marzo 2015

ROMA: BASTA USARE IL CORPO DELLA DONNA NELLE PUBBLICITA'

A Roma Non ci saranno più cartelloni pubblicitari che «usano» il corpo femminile. 

La Capitale dichiara guerra alla pubblicità che offende le donne, paragonandole ad oggetti o spot che lascino intuire realtà di sottomissione e di supremazia di genere.

«Gli spazi del Comune potranno essere venduti solo a chi rispetterà le regole inserite nella delibera — spiega il sindaco Ignazio Marino — il corpo della donna non potrà essere associato ad immagini che lo equiparano ad un oggetto ed in maniera sessista». 
L’annuncio viene dato dal primo cittadino durante la cerimonia di consegna del «Premio Immagini Amiche», promosso dall’Unione Donne in Italia e dall’Ufficio in Italia del Parlamento Europeo, che si è tenuto all’Ara Pacis, presente anche la presidente della Camera Laura Boldrini. Ed è proprio lei ad esclamare, durante l’incontro, un entusiasta: «Bravo Ignazio, siamo fiere di te», quando il sindaco le presenta «l’assessora capitolina alle Pari Opportunità, Alessandra Cattoi».

La terza carica dello Stato, durante la giornata, ribadisce la sua posizione su cartellonistica e spot che usano in maniera strumentale immagini femminili. «Certe pubblicità che noi consideriamo normali, con le donne che stanno ai fornelli e tutti gli altri sul divano, danno invece un’immagine della donna che non è normale e non corrisponde alla realtà delle famiglie».


La delibera, approvata dal Campidoglio nel luglio 2014, è entrata in vigore in questi giorni.

«Partono adesso le nuove gare per la vendita da parte del Comune dei nuovi spazi pubblicitari — continua Marino —. Credo che sia giusto far scomparire del tutto dalle strade di Roma i messaggi sessisti e violenti. Nella Capitale e nel resto del Paese».

La giunta capitolina si è impegnata particolarmente perché siano rispettati questi divieti. Il nuovo regolamento vieta anche la pubblicità lesiva delle libertà individuali e dei diritti, in particolare dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere.






Fonte: Maria Rosaria Spadaccino

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